di Patrizia Valduga

regia di Valter Malosti

con Federica Fracassi

genere: teatro di poesia

durata: un’ora e 10 minuti senza intervallo

Esclusiva Sud Italia

 

 

 

Un lungo monologo in versi, al confine fra teatro e poesia. La protagonista, una malata terminale, pronuncia in solitudine i suoi ultimi pensieri indirizzandoli a chi ha incontrato nella sua vita, a chi ha amato, ai suoi nemici, ai politici, ai poeti, al’intera società civile. Riattraversa con rabbia, dolore, tenerezza e un pizzico di umorismo nero i luoghi, le persone, gli amori, i fallimenti e i successi personali, l’amore per la poesia e la cultura nella sua Italia di cui descrive con tagliente ironia e addolorato sdegno l’abbrutimento e l’impoverimento. Il testo è un urlo di sdegno e rabbia verso un paese in cui dominano l’ipocrisia morale, la corruzione politica, la non cultura della tv. Ma anche la preghiera disperata e vitale di chi denuncia l’oblìo degli ultimi, dei malati e dei morenti, di chi chiede semplicemente che “la morte abbia per legge dignità”, affermando il supremo valore della vita e della giustizia. Un assolo di grande forza e verità, che fa pensare e colpisce al cuore, in una delle interpretazioni più potenti di questi anni.

 

Patrizia Valduga è nata a Castelfranco Veneto, ha studiato a Venezia con Francesco Orlando. Creatrice di una poesia di grande pregnanza, asciutta, secca, cristtalina e insieme violenta. È stata la compagna di Giovanni Raboni per ventitré anni e a lui ha dedicato la postfazione all’ultima raccolta del poeta e intellettuale scomparso, Ultimi versi, pubblicato dall’editore (Garzanti 2006). Nel 2010 le è stato assegnato il PremioCaprienigma per la letteratura. Vive a Milano.

 

 

Ahi! serva Italia ancora coi fascisti,
e con quell’imbroglione da operetta,
ladruncolo lacché di tangentisti!
Le tivù ci hanno fatto l’incantesimo…
Se non scarica il cielo una saetta,
tutti servi del secolo ventesimo!

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