Irpinia

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Teatro: Irpinia

dal poema in versi di Alfonso Guida sul terremoto del 1980

con Carla Chiarelli

 

La poesia salva l’uomo disse una volta il Nobel Octavio Paz. Ma salva da chi? Come? Da cosa? Ripenso spesso questa frase di Paz quando leggo un vero poeta, perché i poeti sono rari. Rari. Ma prodigiosi. Paz mi è tornato in mente lunedì 16 maggio, a Torino. E’ l’ultimo giorno della fiera del libro.Il reading degli autori è difficoltoso perché attorno c’è confusione, bisogna gridare al microfono per farsi sentire e la poesia non è fatta per essere gridata. A un certo punto tocca a un ragazzo robusto, il volto gonfio, una giacca a vento con le maniche di stoffa, piccoli tatuaggi sulle mani. Viene da un paesino lucano, fa il maestro di scuola e sembra un uomo antico. Scrive le sue poesie su un quaderno a quadretti con una biro nero, calca così forte la mano che i fogli si raggrumano tanto che il quaderno si piega. Quando il poeta legge la prima poesia le parole arrivano dritte senza mediazioni. Nonostante il rumore l’uomo antico legge con una tale intensità che i versi diventano nitidi e comprensibili. L’intensità è la parola magica, non c’è bisogno di urlare se le parole sono intense e se le si legge con concentrata, densa presenza come fa l’uomo antico. Ho pensato a Scotellaro mentre leggeva, ho pensato che ai nostri poeti è data la custodia segreta del nostro immaginario. Ecco che Paz è tornato. Nell’introduzione a questi versi Maria Grazia Calandrone scrive che questo poeta fa piangere i lettori per quanto sono belli i nomi degli uccelli e gli alberi che vengono cantati nelle sue poesie, ma procura anche gioia perché fa percepire quanto è ancora vitale la poesia. Lui si chiama Alfonso Guida, viene da San Mauro Forte, il suo libro Il dono dell’occhio, edizioni Poiesis, non è facile da trovare, ma le cose belle vanno cercate con la curiosità e la fame.

Mario Desiati (la Repubblica, 24 maggio 2011)

 

Scritto nel febbraio 2011 per ricordare attraverso testimonianze di fantasia e non e attraverso la vita del dopo terremoto nei campi per gli sfollati nell’avellinese e lucani, il trentennale del sisma del 23 novembre 1980, causa di molte morti e distruzioni ambientali. Irpinia non è però una pura e semplice descrizione realistica del disastro ma anche e sopra tutto una turbinosa visione metaforica di una condizione esistenziale che per tutto il Novecento ha messo sul banco dei testimoni intere generazioni di poeti, a sottolineare la precarietà di una vita in continuo confronto col buio tragico dell’essere e del nulla.

 

 

Carla Chiarelli è attrice di teatro e cinema; segna la sua carriera l’incontro con il regista Silvio Soldini che scrive per lei il film Giulia in ottobre. In teatro lavora con Mario Martone, Massimo Castri, Giampiero Solari, Cesare Lievi e molti altri. Da anni il suo interesse si rivolge alla letteratura e ai poeti del Novecento. Amica di Natalia Ginzburg, che porta in teatro, lavora poi su Parise, Moravia, Calvino; da anni è la principale voce dei poeti Elio Pagliarani, Francesco Leonetti, Alda Merini. Conosce Alfonso Guida a San Mauro Forte nell’estate del 2009, a Palazzo Lauria Arte e Cultura, e da lì nasce un serrato sodalizio artistico.

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