Teatro Stabile di Catania

Leonilde, storia eccezionale di una donna normale
di Sergio Claudio Perroni
regia di Roberto Andò
con Michela Cescon
scene di  Studio di Scenografia del Teatro Stabile di Catania
luci di Franco Buzzanca
costumi di  Giovanni Carluccio
musiche di Marco Betta
genere prosa
durata 1 ora

Leonilde è la storia di Nilde Jotti, una donna determinata e tenace, per quasi vent’anni compagna “scomoda” di Palmiro Togliatti; una grande donna italiana che, in un’Italia ancora troppo bigotta per accettare la sua relazione con un uomo sposato, antepone i sentimenti alla ragione e difende coraggiosamente il valore delle proprie scelte.

Con la vita di Nilde Jotti ripercorriamo le tappe cruciali del Novecento e i temi fondanti della nostra contemporaneità, dal Fascismo alla Seconda Guerra Mondiale, dalla Resistenza alla nascita della Repubblica, dalla Costituzione alla conquista dei diritti delle donne.

Con prosa ritmata e incalzante, l’autore costruisce un lungo monologo in cui pubblico e privato, slancio lirico e rigore documentaristico, invenzione drammaturgica e verità storica si fondono dando vita a un racconto che è al tempo stesso ritratto di una grande figura italiana e affresco della nostra patria, con i drammi, le conquiste e le contraddizioni dell’Italia del secolo scorso.

Claudio Perroni si è messo in ascolto della voce di Nilde Jotti, inseguendo il pieno e il vuoto di un’esistenza interamente consacrata alla politica, e così facendo ci invita a celebrare una sorta di solenne esequie della politica in Italia attraverso uno dei suoi più alti emblemi.  Non si potrebbe evocare meglio il vuoto lasciato da una grande generazione di italiani, quelli usciti dal fascismo e dalla guerra, quelli della rinascita e della Costituzione, quelli che ci sono stati madri e padri. Certo è che ascoltando la voce di Leonilde si è presi da un forte sgomento. Come essere all’altezza di quell’energia, di quella semplicità? Dopo di loro, cosa si è reciso per sempre, e perché?

Con Leonilde Sergio Claudio Perroni ci consegna la biografia come “gioco scenico” alla Max Frisch, nel punto non emendabile in cui ogni fallimento è anche una possibile vittoria. Politica (e teatro) in bilico tra anima e forma, tra vita e morte, tra verità e menzogna. (Roberto Andò)

 

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